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Comune di Casalnuovo di Napoli







 

Storia di Casalnuovo di Napoli

PUBBLICATA SU L'ARALDO


"L’Araldo" era un quindicinale di informazione politico-religioso-tecnico-industriale che aveva la direzione e la redazione in Napoli. La storia di Casalnuovo fu pubblicata nell'edizione del 6 - 7 giugno 1987 del suo primo anno di vita.

Casalnuovo o Casale Nuovo è una terra in provincia di Terra di Lavoro, nella Diocesi di Napoli, dalla quale dista circa cinque chilometri sulla strada che porta ad Acerra (l).
Le sue origini sono molto remote. Infatti già in un diploma del 18 luglio 949 del Duca di Napoli Giovanni Consolo, si fa riferimento al casale di Archora od Arcora sito sul territorio di Afragola sui termini dei suoi confini, su cui poi si è sviluppata Casalnuovo (2). Col suddetto documento, il duca di Napoli, concedeva a Pietro, Prete ed Abate dei SS. Severino e Sossio di Napoli, la facoltà di costruire un mulino nel decorso di acqua che fluiva nel territorio del monastero del Comune di Terzo Villaggio, vicino al casale di Ponticiello, e riceveva in cambio un campo posto nel casale di Arcora, poco distante dal casale di Volla.
Per il casale di Arcora passavano gli acquedotti che da Serino portavano le acque a Pozzuoli. Batti Fagioli Secondo il Lettieri, che studiò il corso dell'acquedotto per ordine del Vicerè Don Pedro di Toledo, il casale fu denominato Arcora proprio perché l'acqua di Serino passava attraverso grandi archi, andando dalla Masseria "La Preciosa" alla Taverna di Casale Nuovo sulla via che va da Napoli ad Acerra. La taverna, posta presso la chiesa della Madonna dell'Arco o dell'Arcora, è, con il forno annesso, di proprietà del Comune di Afragola.
Il Comune sostiene le spese per il suo mantenimento, nomina il Rettore, due Governatori Laici, paga due cappellani che celebrano la messa ogni sabato e nei giorni di festa, mantiene un eremita per la custodia. È antica tradizione che nel giorno dopo Pasqua, il predicatore quaresimale della Parrocchia di S. Maria di Ajello di Afragola, pagato dal corpo municipale, benedice il popolo di Afragola nella chiesa di S. Maria dell’Arcora sulla cui porta c'è lo stemma del comune di Afragola con la scritta: Universitas Afragolae Patrona...
Sempre sulla porta della chiesa, sotto l’immagine della Madonna dell'Arcora c’è un’altra iscrizione che è riferita alla visita diocesana dell'Arcivescovo Filangieri de11779: Quam Cernis Imago Beatae Virginis De Arcora E' da notare anche un’altra lapide, posta in seguito sulla porta della chiesa: Ad Honorem B.M V De Arcubus. Ed infine sul muro dell’osteria: Ve Propriis Bonis Universitatis Afragolae...
Secondo il Chiarito, Casalnuovo non è sorto sul casale di Arcora ma su quello di Arcopinto, uno dei cinque villaggi di cui è composto Afragola. e che è andato in parte distrutto: e fu donato da Ferdinando I di Aragona al mercante Angelo Como. Il Chiarito però si ingannava: infatti il territorio di Arcopinto si estende sulla Regia Strada che conduce a Caserta e quindi tra Arcopinto e Casale Nuovo si interpone tutta Afragola, sulla strada che va ad Acerra.
Ferdinando I donò ad Angelo Como un altro casale del territorio di Napoli, appunto Arcora, come si rileva da alcuni documenti di Carlo I e di Carlo II. Quando il Corno cominciò a costruire sul territorio di Arcora, sorse un litigio col padrone di Afragola, il Barone Cesare Capece Bozzuto che sosteneva di avere diritti su Arcora che apparteneva al territorio di Afragola. È probabile quindi che o Ferdinando I abbia commesso un errore nel donare il casale al Como o che questi abbia esteso il suo dominio oltre i limiti prescritti. Il casale fu concesso al Como nel 1484, la controversia tra il Como e il Bozzuto fu risolta nel 1492 con l'intervento di due famosi avvocati con l'accordo seguente: il Como manteneva la sua giurisdizione sul casale di Arcora e pagava trenta once al Bozzuto che conservava i suoi diritti su Afragola.
Il re firmò il proprio assenso il 5-3-1492, le costruzioni del Como furono bislunghe; anche dopo gli abitanti hanno mantenuto la stessa linea costruendo gli edifici ai lati di una sola via larga e ben selciata.
A Casalnuovo si producono: grano, granone, lino e vini leggeri. La popolazione si dedica ai lavori dei campi o al commercio e al trasporto di vari generi di merci per Napoli.
Donne al lavatoio Sempre fuori del comune di Afragola, alla distanza di circa un miglio verso Est c’è il Salice, con pochi abitanti. Sulla Regia strada delle Puglie si trova un tempietto dedicato a S. Maria di Costantinopoli, di giurisdizione di Afragola. Come racconta Matteo Spinelli nei suoi Annali, in questa chiesa nel 1265 Carlo I di Angiò venendo a Napoli, si incontrò con il popolo napoletano. A Nord del comune di Afragola vi sono diverse case rurali con pochi abitanti sparsi e la cappella di S. Maria la Nova, sempre di giurisdizione del comune di Afragola.
Al confine del territorio di Afragola, verso Acerra c’èra l’antico Clanio, oggi conosciuto sotto il nome di Lagno di Acerra (3).
Con D.R. del 25 - 2 - 1929 al comune di Casalnuovo fu ammesso il preesistente comune di Licignano detto anche Lucognano o Lucignano, che si trova tra Casalnuovo di Napoli e Pomigliano D'Arco. Appartiene alla Diocesi di Acerra, al circondario di Casoria al Mandamento di Pomigliano, al Collegio elettorale di Afragola, alla Provincia di Terra di Layoro. Ha una superficie territoriale di centocinquanta ettari aratorii, con una zona paludosa intorno al corso dei Regi Lagni. La sua produzione principale è agricola con grano, viti, granone e fave, fagioli e canapa, lino bozzoli e vino. Ci sono anche delle industrie rimarchevoli: quella dei mattoni, della terracotta, della vinificazione con uno stabilimento enologico del sig. Dietz, occupato a produrre grappa. Il commercio dei prodotti di Licignano si fa direttamente con la vicina Napoli. È notevole anche la produzione di bestiame; in una statistica del 1880 risultò che il bestiame macellato nel comune, durante un anno medio fu di ottanta maiali. Sebbene il Casale di Licignano ora appartenga alla provincia di Napoli e ad Acerra e a quella di Terra di Lavoro, esso anche nel civile fin dal principio si è mantenuto costantemente alle dipendenze di Acerra. L’amministrazione è regolata da 15 Consiglieri; c’è un Pretore, un Conciliatore ed un Vice Conciliatore.
La notizia piuù antica relativa a Licignano risale al XII secolo ed è stata rilevata tra i processi della Cappellania Maggiore. Nell'indice generale di Montevergine, pertinenza della città di Acerra, vi è una sezione intitolata Liciniano. Sono stati ritrovati documenti relativi ad atti di compravendita: Aprile 1183: Strumento di Simone Notaro, sottoscritto da Pietro Giudice col quale Gemma, moglie di Tommaso Sutore, del Casale di Licignano, ricevette da Tommaso figlio di Bartolomeo, 69 tarì per la vendita di una terra, detta Palmentola, fatta da suo marito. Atto di compera del 1225: strumento del mese di maggio di Pietro Notaro, sottoscritto da Luca Giordano con il quale si dichiara che, avendo il diacono Domenico di Liciniano fabbricato un muro comune tra la sua casa e l’orto del Monastero, nella Parrocchia di S. Giorgio, il P. Monaco di Montevergine paga 4 tarì al detto Domenico e il muro suddetto resta al Comune della stessa Liciniano.
Possessi e concessioni: Strumento di Tommaso notaro pubblico di Acerra, sottoscritto da Gualdiero del Giudice, giudice di Acerra. Con il suddetto atto di P. Pietro da Mercogliano, con procura di P. Giovanni, priore del Monastero di S. Maria del Plesco, dà al giudice Giovanni della città di Acerra il possesso di una terra concedutagli da P. Priore, per un tarì l'anno, e posta nelle vicinanze della villa di Liciniano, nel luogo detta la via di Napoli. Detto Giudice paga per entratura mezza oncia d’oro.
Atti di Rendita: È del 25 febbraio 1368 lo strumento del notaio Nicola Piscopo di Acerra, col quale i tutori di Mariella Perrino, figlia del fu Giovanni si impegnano in nome del suddetto a pagare al monastero di Montevergine 12 grane annue per un moggio di terra, sito nelle pertinenze di Liciniano. In cambio il monastero cede ogni altro diritto su altre diverse possessioni di detta pupilla per la quale in precedenza era sorta controversia. Anche nel repertorio del Sicala del 1343 si fa riferimento ai beni franchi del Casale di Liciniano e ai suoi confini che rimangono comunque nelle pertinenze della città di Acerra.
Nello stesso repertorio ci è conservata una nota del 1404: il casale di Liciniano, spettòòad Aniello Origlia quartogenito di Gurello allorquando fu fatta tra i figli la divisione dei feudi da lui acquistati.
Molto interessanti sono le notizie relative alla parrocchia di Liciniano. Il Giustiniani dice che fino al 1580 era molto mal ridotta tanto è vero che non si potevano praticare le Sacre Funzioni e che i Sacramenti erano presi dalla chiesa di Pomigliano d’Arco il cui parroco esercita la sua Operai della Moneta giurisdizione in una delle strade di Licignano. Nel 1583 la Parrocchia fu visitata da Mons. Salernitano per ordine del Pronotario Apostolico Orazio Venezia. Egli rilevò in Curia che a Liciniano mancava la Chiesa parrocchiale e che i Sacramenti all'occorrenza erano presi nella vicina Parrocchia di Casalnuovo. Di tanto in tanto però il Capitolo di Acerra vi delegava un sacerdote di sua fiducia. In seguito, per insistenza dei cittadini di Liciniano il Vescovo di Acerra vi nominò un Parroco che aveva sede nella chiesa di S. Nicola, posta in mezzo al Casale. Egli era di libera collazione del Vescovo e non era soggetto ad alcuna servitù o patronato. Poiché non aveva un assegno fisso, i cìttadini contribuivano al suo mantenimento con derrate alimentari e il Signore di Liciniano con quindici tomoli di grano.
In seguito poiché la chiesa di S. Nicola crollò, diventò nuova parrocchia la chiesa dell' Annunziatella, che all'origine era solo una rude cappella. Ciò fu rilevato in una seconda visita di Mons. De Angelis de1 1676, che non notò nulla di particolare, essendovi parroco D. Giovanni Giacomo Porpora, mentre nel 1678, lo stesso monsignore rilevò che l'altare del Carmine era sprovveduto, che quello prima intitolato a S. Gaetano era stato dedicato alla Concezione, che esisteva una cappella dedicata a S. Nicola dove si celebrava la messa solo nei giorni festivi. Anche nella visita del 1726 si parlava della cappella di S. Nicola e di quella di S. Giuliano, di proprietà della famiglia Fontana nella quale c’era una cattedra di legno tuttora esistente, sede principale di un'antica congregazione sotto il titolo del Rosario. Essa fu scelta dal Fregiani, delegato della reale Giurisdizione, perché mancava del Regio exequatur. Anche la descrizione relativa alla visita di Mons. De Alteris del 1762 faceva riferimento soltanto agli altari. In esso si parlava però della cappella di S. Giuseppe fondata da Luca Manna e di diritto patronato del Dott. Carlo Manna, suo figlio e dei suoi eredi. Essa aveva una dei suoi ingressi nel palazzo per comodità delle signore. Il Vescovo, dietro, minacce di pene, prescrisse di chiuderlo entro due mesi.
La chiesa di Liciniano era molto povera ancora nel 1759. In quell’anno il parroco con un documento rendeva noto in Curia di non usufruire di alcuna rendita e di ricevere solo cinque grane al mese da ciascun cittadino e poche decine per la messa, che spesso sorgevano litigi a causa della sua necessità e della povertà dei cittadini, che la Chiesa non aveva rendite ne per il mantenimento dei sacri arredi, ne per comprare olio per le lampade o arredi sacri, che a tutto si doveva provvedere per elemosina, persino alle funi per suonare le campane. Contribuivano a sostenere le spese della parrocchia i signori di Liciniano. In un documento del 1678 si fa riferimento a Mario Anglisano (tom. 5 emis. 10) alla signora Girolama Arensa (tom. 5 emis. lo) al sig. Barone di Liciniano (tom. 4, emis. 4).
Oggi la chiesa parrocchiale dl Liciniano, situata col prospetto ad oriente, ha l’altare maggiore dedicato all’Annunziata ed è adornato da un bel quadro. A sinistra entrando il primo altare, di marmo, fatto costruire da Carmela Fontana, è dedicato alla Madonna del Carmine. Il secondo, dedicato all' Addolorata, fu fatto costruire in marmo da Teresa Fontana. Dopo la sacrestia dove si vedono due quadri che rappresentano la Nascita e la Presentazione e dove si legge "Domina Baronissa Antonio di Lignorio"c’è il terzo altare, l’unico di legno dedicato a S. Vincenzo. Il quarto è dedicato all’Immacolata e fu fatto costruire in marmo dai fedeli. Sul lato destro, invece, si entra nella Congregazione del Rosario dove si legge "Nicola Fontana 1834", da cui si scende nell'antica sepoltura dei fratelli Fontana.
Sull'arco dell porta è visibile la scritta: Siste viator: lucem requiemque. Precator huic Christiadum Busta sepulta iacent. AD.M. 1822.
 

Bibliografia
(l) Giustiniani. Dizionario geografico nazionale (alla voce Casalnuovo).
(2) G. Castaldo. Memorie storiche del comune di Afragola.
(3) Il fiume attraversa Acerra a confine con Casalnuovo. Dagli antichi Greci e Romani, Licofrone e Strabone, è chiamato Glanius o Clanius, perché sulle sue sponde prosperavano abbondanti le viole. Il fiume è detto anche Lanius e volgarmente Lagno; nasce dalle falde del monte Cancello e comprende diverse sorgive di cui le principali sono le Mofete e il Riullo le cui acque sono solforose e hanno la proprietà di guarire la scabbia e di pietrificare gli oggetti. Il fiume scorre nella zone dell’Aversano e sfocia nel Lago di Patria, a Nord di Napoli. Le sue acque sono più abbondanti in estate che in inverno; infatti in estate straripa allagando le campagne di Acerra. Anche se rende insalubre l'aria, fertilizza i campi. Nel Clanio si pescavano le anguille ma era pericoloso mangiarle d'estate durante le piene del fiume. Successivamente l'uomo è iritervenuto a modificarne il corso, contribuendo alla sua naturale trasformazione. Oggi è scomparso totalmente e presso a poco sul suo tracciato sorgono i Regi Lagni.
Da Giustiniani. Dizionario Geografico Nazionale (Voi: laghi e fiumi).

Storia di
Casalnuovo di Napoli
- Raccontata da
Vincenzo Pelliccia

Ricerca pubblicata
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