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Casalnuovo di Napoli

CULTO DI SAN BIAGIO



CULTO DI SAN BIAGIO



Tratto da Cardito ieri e oggi

Le notizie riportate appresso sono state prese da un libricino di Gaetano Capasso, Cardito ieri e oggi, edito da Rassegna Storica dei Comuni e fa parte di una collana di Piccole Monografie Storiche "Turris".

Su San Biagio, le notizie delle quali disponiamo, non sono molte.

Nacque in Sebaste in Armenia, e visse sotto l'imperatore Diocleziano. Fu vescovo di Sebaste.
Nella persecuzione di Licinio (quasi certamente, secondo altri, in quella di Massimiano, o di Diocleziano), nel 316, fu martirizzato. Difatti, arrestato ed imprigionato, era stato sottoposto a vari tormenti dal preside Agricolao, governatore di Cappadocia e della piccola Armenia.
La sua festa è di precetto presso la Chiesa greca (11 febbraio ).
Il culto si diffuse
Effigia di San Biagio dell'omonima parrocchia, copatrono di Casalnuovo rapidamente nell’oriente, e poi nell’Occidente, specialmente a Ragusa nella Dalmazia, nella Francia, nel Belgio, nella Germania. A Roma sorsero, in suo onore, più di trenta chiese. Durante le Crociate, forse, le sue reliquie furono portate in Occidente. Si invoca specialmente contro i mali di gola, per la guarigione dei fanciulli, del bestiame, e per tutte le malattie, che attaccano la gola. E' anche patrono dei cardatori, perchè subì il martirio per la lacerazione delle carni, mediante pettini di ferro. Si vuole che al tempo delle persecuzioni, sotto l’imperatore Diocleziano, si fosse andato a nascondere in una spelonca del monte Argeo, dalla quale lo trassero i soldati che l’avevano scoperto, e lo chiusero nel carcere. Mentre era nel carcere, risanò molti infermi; tra le altre prodigiose guarigioni, operò quella di un ragazzo, che era per morire, perché gli si era conficcata una spina nella gola. Perché volle rimanere forte nella fede, fu tormentato - come abbiamo detto - ed in seguito posto a morte, per la fede in Cristo, nella medesima Sebaste.
Il culto di S. Biagio è, dovunque, in grande venerazione. La sua festa, in Occidente, si celebra il 3 febbraio. Nota è la cerimonia del bacio delle candele, in questa giornata, con una particolare formula di benedizione. Il Martirologio Romano, sotto la data del 13 febbraio, riferisce l'episodio di 7 matrone che furono martirizzate; ltolica, e professavano la regola di S. Agostino, o forse la regola di S. Basilio.
La processa colpa è evidente; perchè erano cristiane, avevano raccolto le gocce del sangue del Martire.
A S. Biagio è anche dedicato un antico ordine equestre militare, che sorse in Armenia ( dove si venera S. Biagio come patrono), o secondo altri, in Palestina. Alcuni lo designano col nome di Ordine di S. Biagio e di S. Maria. L’istituzione è affine a quella dei Templari, ed è nata nella medesima epoca (1118), con i medesimi regolamenti. I cavalieri facevano voto di difendere la religione cattolica e professavano la regola di S.Agostino o, forse, la regola di S. Basilio.
La processione del Santo, per le vie del paese, si tiene il 2 Pastore di anime febbraio, festa della Candelora (a Casalnuovo la domenica prima del 3 febbraio). Con tale nome popolare si indica la festa della Purificazione della Madonna; esso è dovuto all’uso della benedizione delle candele che si fa in quel giorno.
Il culto di S. Biagio è antichissimo; troviamo il suo nome fin dai martirologi di Occidente, attribuiti a S. Girolamo.Alcuni segnano la data della festa al 15 febbraio. Sotto la data del 3 febbraio, il Martirologio romano così nota: "A Sebaste nell'Armenia la passione di S. Biagio Vescovo e Martire, il quale, operatore di molti miracoli, sotto Agricolao Preside, dopo essere stato lungamente battuto e sospeso ad un legno, ove con pettini di ferro gli furono lacerate le carni, dopo aver sofferta un’orrida prigione, ed essere stato sommerso in un lago, dal quale uscì salvo, per ordine del medesimo Giudice, insieme con due fanciulli, fu decapitato" (an. 316). Si annovera tra i Santi di professione medici. Culto particolare ebbe a Roma, nella Chiesa Parrocchiale dei ss. Carlo e Biagio, che è del sec. XII. Il Calendario di marmo della Chiesa napoletana, al 3 febbraio, ha scolpito: natale Sancti Blasii. Al tempo degli iconoclasti, le monache armene che ripararono a Napoli, tra le altre reliquie, recarono a Napoli il Cranio del Santo, che si custodisce nella Chiesa di San Gregorio Armeno. Molte chiese sono dedicate, in Napoli, a San Biagio; la più antica è quella di S. Biagio ai Caserti, fondata verso il 1360, dalla Regina Giovanna. Oggi va sotto il titolo di S. Maria della Pietà.

  Tratto da Cardito..
  Reliquie Insigni

Comunità armena di Roma


Biagio è nato a Sebaste, giovinetto ancora si diede allo studio della filosofia e più tardi si dedicò anche alla  medicina. Nell’esercizio della sua professione di medico, conobbe, oltre ai pagani anche molti cristiani e così potè conoscere da vicino  la loro vita di fede e di carità. 

Dopo meditazioni, abbandonò il culto dei falsi Dei e abbracciò la religione Cristiana. Questa conversione avvenne prima ancora che l’Armenia (sec IV) abbracciasse il cristianesimo dietro l'esempio del re Tiridate II e per opera di S. Gregorio l'Illuminatore.

S. Biagio:Comunità armena di Roma

Ricco medico, e fervente cristiano attuò in pieno le opere di misericordia corporale e spirituale, distribuendo danari e medicine, curando ammalati infondendo speranza agli infermi ed ai moribondi. In breve tempo si fece conoscere, amare ed ammirare da tutti.

L’Imperatore Massimino Daia, quando seppe che l’Armenia aveva abbracciato la religione Cristiana, ne fu grandemente sdegnato e fece irruzione in Armenia, con un formidabile esercito, per costringere gli Armeni a rinnegare Cristo. Quest’ultimi, riunite le forze si difesero eroicamente e vinsero gli eserciti imperiali con grande vergogna dello stesso Augusto Imperatore. In questa persecuzione rimase vedova la Chiesa di Sebaste in seguito al martirio del suo Vescovo. Il Clero ed il popolo allora rivoltarono gli sguardi a Biagio e in unanime consenso l'elessero vescovo di Sebaste. Essendo stato medico dei corpi, divenne ben presto il medico delle anime.

Tra i tanti prodigi, è degno di nota, quello che operò in favore di un fanciullo a cui, essendosi attraversata alla gola una spina di pesce, s’era ridotto agli estremi, quasi soffocato. La madre del fanciullo, piena di fiducia lo condusse al Santo. Il Vescovo postosi in ginocchio stese le mani sul fanciullo lo segnò con la croce e rivolto al cielo pregò: "Signore Gesù Cristo, che accogli le suppliche di coloro che ti invocano con fede, ascolta la mia preghiera. Non essendovi rimedio umano, sana con la Tua virtù Divina, questo fanciullo". Ciò detto il fanciullo guarì.

Dopo carcerazioni torture per via della sua fede Cristiana, per mani del persecutore Licinio, fu condannato alla decapitazione,  il 3 febbraio 316  una pia donna diede sepoltura  nel luogo stesso del martirio.

CULTO DI S. BIAGIO

Oggi la devozione di S. Biagio è diffusa in tutto il mondo, santuari chiese, cappelle, altari sono in ogni parte. Nel Sez. XI S. Biagio entra a far parte del martirologio, del calendario, del messale e del breviario Romano.

In quasi tutte le regioni ed i paesi di occidente, il 3 febbraio di ogni anno esiste ancora la pia usanze di ungere con l'olio benedetto la gola dei fedeli ed in molti paesi come nel napoletano e nella Chiesa di S. Biagio a Roma si usa distribuire le così dette "pagnottelle di S. Biagio".

Chiesa di S. Biagio "della Pagnotta" a Roma 

Questa antichissima chiesa sita in Roma via Giulia 63 fu edificata sulle rovine d'un tempio di Nettuno ed era una delle Badie privilegiate di Roma. Nel 1832 il papa Gregorio XVI la concesse agli Armeni, i quali possedevano già la chiesa di S. Maria Egiziaca. Nel 1838 gli Armeni la restaurarono e vi eressero l’adiacente " Ospizio".

Oggi, oltre alle messe celebrate in rito armeno il  3 febbraio, Il Pontificio Collegio Armeno assicura, ogni sabato,  alle ore 18.00 la recita dei Vespri (yeregoian jamerkutiun) ed alle ore 18.30 la S. Messa sempre in rito Armeno.
  Tratto da Cardito..
  Comunità armena

Tratto da Reliquie Insigni


Biagio, vissuto nel IV secolo, era un medico di origine armena. Divenne vescovo della città di Sebaste dove operò numerosi miracoli. Arrestato dal preside Agricolao durante la persecuzione ordinata da Licinio, fu imprigionato, lungamente picchiato e sospeso ad un legno, dove con pettini di ferro gli fu scorticata la pelle e quindi San Biagio venerato in Ciociaria lacerate le carni. Dopo un nuovo periodo di prigionia, fu gettato in un lago, dal quale uscì salvo, quindi per ordine dello stesso giudice, subì il martirio decapitato insieme con due fanciulli e dopo l'uccisione di sette donne arrestate perchè raccoglievano le gocce di sangue che scorrevano dal corpo dello stesso martire, durante il suo supplizio. E’stato innalzato alla dignità di santo ed è invocato contro i mali di gola, perché durante la sua prigionia, guarì miracolosamente un ragazzo che aveva una lisca di pesce conficcata nella trachea. E’ Patrono di Maratea, città che ne conserva le reliquie. Secondo la tradizione, queste, insieme a quelle di san Macario, giunsero a Maratea nel 732, quando una nave proveniente da un porto orientale, si arenò a causa di una tempesta presso l'isolotto di S. Janni. Gli abitanti del Castello raggiunsero l'imbarcazione per portare soccorso e vi trovarono oltre l’equipaggio, le sacre reliquie conservate in un urna marmorea, che fu portata in cima al monte dove rimase custodita. Il 3 maggio 1941 fu fatta una ricognizione ufficiale per il riconoscimento di quanto contenuto nell’urna: il torace, una parte del cranio, un osso di un braccio e un femore del santo armeno. La venerazione di Maratea per il santo protettore accrebbe l'evento miracoloso della santa manna. in più di un’occasione, la statua e le pareti della basilica si ricoprirono, e in modo abbondante, di un liquido acquoso, di colore giallastro, raccolto dai fedeli e adoperato con estrema devozione per la cura dei malati, in quanto proprietario di poteri taumaturgici. Fu papa Pio IV, all’epoca vescovo di Cassano, che nel 1563 riconobbe il liquido come “manna celeste”. San Biagio ’ ricordato dalla chiesa il giorno natale, cioé il 3 febbraio, quando fu decapitato, ma a Maratea la festa patronale si celebra nella seconda domenica di maggio con un cerimoniale stabilito da un protocollo vecchio di secoli. I festeggiamenti durano otto giorni e si aprono il sabato precedente la prima domenica di maggio con la processione al Castello, detta "S.Biagio va per la terra". Il giovedì successivo, il simulacro del Santo viene portato a Maratea Inferiore, e la mattina della seconda domenica di maggio la statua, coperta col drappo rosso, torna nella sua abituale sede al Castello.

L’"osso della gola" di san Biagio con il quale si benedicono i fedeli, dal 1617 è ai Ss. Biagio e Carlo ai Catinari [Roma]. La reliquia precedentemente custodita a S. Biagio dell’Anello fu portata a S. Pietro in Vaticano nel pontificato di Eugenio IV (1431-1447); posta in un prezioso reliquiario dal cardinale Enrico de Minutilis (eletto nel 1389, morto nel 1412) venne rubata nel Sacco di Roma del 1527. Nello stesso anno fu riscattata con cento ducati d’oro dal cardinale Andrea della Valle. Ai Ss. XII Apostoli vi è la reliquia di un braccio del santo Vescovo di Sebaste invocato contro le malattie della gola.

 
Storia di
Casalnuovo di Napoli
- Raccontata da
Vincenzo Pelliccia

- Ricerca pubblicata
nel 1987 su l'Araldo

- Casali Novo Intus...
- Il palazzo del Principe
- Presente sul Sito del
Comune

Palazzo Lancellotti
San Biagio

 
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